Personaggi e interpreti:
Primo Cliente (Sopravvissuto)
Secondo Cliente (Sopravvissuto)
Coro
SCENA I
La scena è in un bar, con un televisiore acceso
Primo Cliente, Secondo Cliente
Primo Cliente– (Come parlando in sogno) … è davvero fastidioso lo spostamento d’aria provocato da una deflagrazione …
Secondo Cliente– … ti scombussola … perdi il controllo …
Primo Cliente– Non riesci a mantenerti in piedi …
Secondo Cliente – Hai come la sensazione di annegare …
Primo Cliente– Sì, ma dura poco, un attimo …
Secondo Cliente– Fulminea …
I due si avvicinano a un leggio posto al centro della scena.
Coro
La ragazza che fugge spaventata
gli sembra una lontana conoscenza
sui marciapiedi di un vecchio ponte
nel pieno centro di Parigi.
Le immagini sono scure e confuse,
a tratti sembra un uccello in volo
e qualcuno dietro lo sta strattonando
tirandogli violentemente
un lembo della giacca bagnata,
da cui cade il portafoglio
con una carta di riconoscimento,
ma quella carta non gli appartiene.
Piove a dirotto, sente l’acqua
che gli sale su per le ginocchia
nel crepitio degli Ak 47
che falciano la gente per strada.
Si allontanano dal leggio, ciascuno in una direzione diversa.
Primo Cliente– … non pensavo di trovarmici in mezzo … avevo visto tante volte la scena in tivu, ma trovarcisi dentro è terribile, smarrisci la ragione
Secondo Cliente– … senti l’odore della guerra …
Primo Cliente– L’odore della guerra dà i brividi …
Secondo Cliente – Non somiglia a nient’altro …
Primo Cliente– Unico …
Secondo Cliente– Devastante …
Primo Cliente – Devastante …
Secondo Cliente– … ma ora ci siamo noi in mezzo … questa deflagrazione è terribile, lacera la pelle, le ossa e i nervi …
Primo Cliente– … già …
Secondo Cliente– … quando senti la prima mitragliata è già un miracolo, vuol dire che non sei ancora morto. Non realizzi subito che è un attentato, negli aeroporti c’è sempre gran casino, vai avanti per un po’ come un imbambolato, fino a che non vedi cadere le persone come birilli …
Primo Cliente– Sembra una situazione appena più confusa del solito …
Secondo Cliente– Finché non cominciano a urlare le sirene …
Primo Cliente – E la gente gridare …
Secondo Cliente– L’urlo dei feriti è straziante …
Primo Cliente– Questa è la cosa terribile, proprio come in guerra, veder gli altri morire, falciati come birilli …
Secondo Cliente– Osservare la morte che si avvicina …
Primo Cliente– (Indicando qualcosa intorno ai piedi) … quel rivolo di sangue che ti scorre accanto al tacco di una scarpa non è tuo, ma è pur sempre un segnale allarmante …
Secondo Cliente– … dovresti correre o buttarti giù, non certo restare lì fermo a fissare il nulla accanto alla porta del cesso …
Primo Cliente– … la porta del cesso …
(Pausa)
Secondo Cliente– (Come in trance) … visto che sei lì, aprila quella porta …
Primo Cliente– … ma dietro quella porta c’è forse un orrore ancora più grande … (Improvvisamente animato, come risvegliandosi da un intorpidimento) non hai visto le immagini di Aleppo su quello schermo televisivo? …
(Pausa)
SCENA II
Il Primo Cliente si avvicina a uno schermo televisivo, fissandolo con l’incanto e la reverenza di un totem.
Secondo Cliente– … cosa c’è ad Aleppo? …
Primo Cliente– … c’è la guerra … ecco cosa c’è ad Aleppo … ci sono migliaia di sfollati che cercano aiuto … quelli che vengono qui, fuggono dalla guerra …
Secondo Cliente – Quelli che vengono qui vengono tutti da Aleppo?
Primo Cliente– No, non tutti, c’è mezzo mondo in guerra …
Secondo Cliente– Anche dall’Africa …
Primo Cliente– E da gli altri paesi del Medio Oriente e dall’Asia centrale …
Il Secondo Cliente annuisce lentamente
Si avvicinano al leggio.
Coro
C’è un volto che ci interroga
da una foto scattata di fretta,
quello di una bambina siriana
con i suoi occhioni profondi.
Viene da una guerra maledetta.
Al massimo le forniremo
gli elementi minimi di un’accoglienza,
per non farci sentire in colpa.
Quella bambina arriva
da una grande civiltà implosa.
Non ci sta chiedendo nulla,
ci guarda soltanto.
Non sappiamo cosa sia una guerra,
la vediamo solo in televisione,
lei l’ha subita dalla nascita
tra le macerie della sua terra.
Si allontanano.
Primo Cliente– (Riscuotendosi) … quando senti la seconda mitragliata, quella è la musica dell’inferno …
Secondo Cliente– … sì, vero, la colonna sonora dell’orrore …
Primo Cliente– … se la senti e hai ancora il tempo di pensare, vuol dire che hai appena ricevuto il secondo miracolo … questo è un giorno fortunato per te …
Secondo Cliente – … fortunato …
Primo Cliente– … e non ha importanza dove sia la tua valigia …
(Pausa)
Secondo Cliente– … non ha nessuna fottutissima importanza …
(Pausa)
Primo Cliente– (Come ricordando un episodio lontano, senza rendersi conto che l’ha appena vissuto) … ancora un po’ e cominciano a ululare tutte le sirene del regno …
Secondo Cliente – … tutte le sirene del regno …
Primo Cliente– … il regno? Quale regno? …
Secondo Cliente– … tutti i sistemi di allarme entrano in funzione contemporaneamente e tutti cambiano direzione …
Primo Cliente– Una sinfonia della paura …
Secondo Cliente– Quei suoni vengono direttamente dall’abisso …
(Pausa)
Primo Cliente– (Guardandosi intorno) … è curioso come sia scivoloso il sangue, ci pattini sopra se non stai attento …
Secondo Cliente– Il sangue è maledettamente scivoloso …
Primo Cliente– E poi si sente la puzza …
Secondo Cliente– Una puzza terribile …
Primo Cliente– Nauseante …
(Pausa)
Secondo Cliente– … non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovato in quest’inferno …
Primo Cliente– … neanche io … infatti, tutto questo somiglia dannatamente all’inferno … ma perché tutto ciò, perché? …
Secondo Cliente– Come fai a sapere cosa sia l’inferno, l’hai visto …
Primo Cliente– Sono secoli che si parla dell’inferno, un po’ me lo immagino …
Secondo Cliente– Sì, ma sono ricordi scolastici, questo qui è l’inferno vero …
Primo Cliente– Non credo che sia molta differenza …
(Pausa)
Si avvicinano al leggio.
Coro
Accarezzare la carne della sua carne
straziata dalla violenza, cullare
il corpo senza vita di un figlio straziato
è il primo passo all’inferno per una madre.
Non ci può essere nulla, niente
che riscatti quella sofferenza.
Con quel figlio muore anche la giustizia.
E’ una condanna intrisa di veleno.
Li trattiamo come nemici
di un esercito in guerra.
Ci stiamo esercitando
in un odio programmato
che provocherà altri lutti.
Temiamo la violenza
che starebbero covando
i migranti e siamo convinti
delle nostre convinzioni.
Ci siamo sostituiti a Dio,
siamo diventati giudici supremi,
senza processo, come un’esecuzione.
Molti di loro sono solo bambini.
Il pianto delle madri
non potrà lenire quel lamento,
sanare quell’immenso dolore.
Si allontanano.
SCENA III
Primo Cliente– (Intervenendo a sproposito, come parlando tra sé e sé) … è davvero fastidioso lo spostamento d’aria provocato da una deflagrazione …
Secondo Cliente– … ti scombussola … perdi il controllo …
Primo Cliente– … non riesci a capire nemmeno più dove ti trovi ….
Secondo Cliente– … e poi ti viene mal di testa …
Primo Cliente– … io ho visto uno scappare col vestito in fiamme …
Secondo Cliente – … chissà che fine avrà fatto … se è vivo o morto …
Primo Cliente – … se è vivo o morto …
Secondo Cliente– … noi siamo vivi o morti? …
Primo Cliente– … forse ci faranno un’intervista … vorranno sapere che faccia ha la morte, visto che ci siamo andati così vicini …
Secondo Cliente– … io non saprei decriverla … e tu?
Primo Cliente– … se me lo chiede, io saprei descriverla, l’ho vista …
(Pausa)
Secondo Cliente – … deflagrazione …
(Pausa)
Primo Cliente– … i vetri non reggono e la gente salta per aria come in un videogioco …
Secondo Cliente– … poi saltano anche i pezzi di esseri umani … il fumo satura l’aria ed è veramente difficile respirare …
Primo Cliente– … è un peccato rovinare il fazzoletto profumato che hai nel taschino, ma forse è in questi momenti che bisogna bagnarlo e portarlo alle labbra come una mascherina …
Secondo Cliente– …aspetta, chi è che te l’ha detto?
Primo Cliente– … non ha importanza, tu fallo e basta …
Secondo Cliente– Basta portare un fazzoletto alle labbra?
Primo Cliente– Sì, purché sia bagnato …
Secondo Cliente– Assorbe il fumo?
Primo Cliente– Assorbe il fumo …
Si avvicinano al leggio.
Coro
Questo era il nostro mare,
l’acqua benigna
che ha nutrito la nostra
infanzia mediterranea.
Ora non si sa più di chi sia,
a chi appartenga questo mare
trasformato
in un regno dei morti.
Fanno impressione e orrore
le dichiarazioni sciacalle
e la retorica della violenza
della maggior parte dei politici,
i titoli bastardi dei giornali,
il sapore amaro dei reportage
sulla “pioggia di fuoco”
degli aerei francesi su Raqqa.
Fanno orrore, appena un po’ meno
di quei morti viventi
che hanno sparato a Parigi.
Ma solo un po’.
(Pausa)
Si allontanano.
Primo Cliente– (Parlando tra sé e sé, come prima) … è davvero fastidioso lo spostamento d’aria provocato da una deflagrazione …
Secondo Cliente– Non riesci a mantenere più il controllo …
(Pausa)
SCENA IV
Secondo Cliente– Che ne dici, se spegnessimo un po’ quel maledetto televisione? …
Primo Cliente– Ma no, rischiamo di restare tagliati fuori dal mondo …
Secondo Cliente– E non sarebbe meglio?
Primo Cliente– Ma noi siamo quel “mondo” ..
Secondo cliente – Ah, sì? Non me n’ero accorto …
Il Primo Cliente indica all’altro lo schermo del televisore acceso su cui scorrono immagini della guerra nell’Africa sub-sahariana, interrotte a tratti da Breaking News che ritraggono immagini del luogo dove loro stessi stanno.
Primo Cliente– Ma ti sembrano soldati veri, quelli?
Secondo Cliente– In che senso, “veri”?
Primo Cliente– Veri …
Secondo Cliente– Cosa c’è di vero in televisione …
Primo Cliente– … d’accordo, ma quello sembra un esercito di bambini …
Secondo Cliente– Fai un po’ vedere! …
Primo Cliente– E guarda!
Secondo Cliente– Ma sono bambini, “bambini soldato” …
Primo Cliente– Per sparare non ti guardano la carta d’identità …
Secondo Cliente– Non c’è più un briciolo di umanità …
Primo Cliente– Non pensavo si potesse arrivare a questo punto …
Secondo Cliente– Arriveremo a “punti” molto peggiori …
Si avvicinano al leggio.
Coro
Se trecentomila vi sembran poco
considerate che sono minori
e se per i capi è altissima la posta,
per i bambini soldato sembra un gioco.
Oggi un bambino di 10 anni può usare
un AK-47 come un adulto,
visto che è un’arma automatica e leggera
e come un adulto sparare e ammazzare.
Più docili all’indottrinamento,
i ragazzi non chiedono compenso
e più facilmente di un adulto
scivolano in un gioco violento.
Affrontano il pericolo con incoscienza
totale, attraversando campi minati
o intrufolandosi nei territori nemici
con la spavalderia dell’adolescenza.
Ma gioco non è, se e quando tornano a casa,
malati, depressi, imbottiti di farmaci,
con ricordi atroci e micidiali incubi.
Dell’infanzia hanno fatto tabula rasa.
Si allontanano.
Primo Cliente– Non puoi accendere un televisione che vedi immagini di guerra, di devastazione, di terrore …
Secondo Cliente– Sembrava di non doverne vedere più …
Primo Cliente– Meglio non dare niente per scontato …
Secondo Cliente– Meglio …
SCENA V
Si sente un boato, seguito da violente raffiche di mitra
Primo Cliente– … ancora un’altra bomba, la senti? … bisogna scappare …
Secondo Cliente– … sì, bisogna scappare …
Ma nessuno dei due si muove
Secondo Cliente– … vedi! Ci stanno riprendendo … siamo in diretta … guarda lì, siamo noi …
Primo Cliente– … fa un po’ vedere … uhm, è vero …
Secondo Cliente– … è curioso vedere per televisione quelle stesse immagini che stai vivendo dal vivo …
Primo Cliente– … è come rischiare di morire due volte …
Ancora un altro boato, seguito da colpi secchi di pistola
Primo Cliente– … il fumo mi soffoca …
Secondo Cliente– … bisognerebbe bere qualcosa …
Primo Cliente– … sì, ma dove la troviamo un po’ d’acqua … qui è tutto chiuso …
Secondo Cliente – … questo forse è l’inferno …
Primo Cliente – … come al Bataclan …
Secondo Cliente– … già, il Bataclan … la morte per chi era al Bataclan venerdì 13 novembre è arrivata fulminea, come può arrivare quando un aereo precipita … lì dove ha indugiato per ore prima di manifestarsi è stata nella mente dei terroristi suicidi … la morte ha scavato in quei cuori fino a divorarne il corpo e la mente …
Primo Cliente– … farsi saltare in aria è una cosa terribile, del tuo corpo non rimarranno che brandelli e non sapranno nemmeno come seppellirti … è l’annullamento completo …
Secondo Ciente – … cosa può giustificare una simile negazione? …
Primo Cliente– … il patriottismo dei piloti giapponesi durante la seconda guerra mondiale …
Secondo Cliente– … il fanatismo dei terroristi oggi …
Primo Cliente– … vedi, quella telecamera ti sta inquadrando … oh, inquadra anche me …
Secondo Cliente – … che dici, saranno le nostre ultime immagini?
Primo Cliente– … non lo so … ma girati, che ti sta riprendendo …
Secondo Cliente– … davvero, dove? …
Primo Cliente– … là, guarda …
Secondo Cliente – … ma non lo senti anche tu quest’orribile odore? …
Primo Cliente– … è il maledetto odore della guerra …
Si avvicinano al leggio.
Coro
La superficie appena eretta
su un crocevia di confusioni
si lascia attraversare da gesti e parole
dal significato sdrucciolevole e scivoloso.
Non oppone resistenza,
come in una pratica identitaria rovesciata.
Anela all’uguaglianza delle contraddizioni.
Primo Cliente– (Parlando tra sé e sé) … è davvero fastidioso lo spostamento d’aria provocato da una deflagrazione …
Secondo Cliente– … ti scombussola … perdi il controllo …
Le luci si spengono sui protagonisti, che restano in scena, rannicchiati in se stessi.
FINE

Categories: Z10- [OPERE TEATRALI - THEATRICAL WORK]
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