Lost Orpheus Ensemble- Whatshappening – Amori e Musiche (Testi)


01) La mia pelle

Sono incantato dalla mia stessa
misteriosa metamorfosi.

Mi sento avvolto
in una pelle che soffre
il dolore lancinante
del filo spinato,
per sfociare come in sogno
in un tappeto di carezze.

La metamorfosi si racconta
all’alba incombente;
come due allegre comari,
parlano di me come fossi assente.

Come se  fossi io
la cavia e il seduttore,
la vittima e il traditore.


02) Katia

Katia lascia scorrere il giorno
senza un verso
senza un rigo.

Katia non è riuscita
a fare il salto dialettico
dalla qualità alla quantità.

Si chiude in frigo.

Katia vive solo di notte,
ogni tanto qualcuno si intromette:
gente strana, vagabondi,
predatori, divorziati e anche sognatori.

Katia ogni tanto alza il gomito
ma non molto, solo per andare
un po’ su di giri, ne ha passate tante
ultimamente con la storia dei suoi amori.

Katia si sposta sulla poltrona
per chiudere un po’ gli occhi stanchi
e non pensare più a niente
ma si alza, è ancora troppa l’adrenalina.

Katia vive solo di notte.
Non c’è più nessuno che si intromette.
Musica a palla.
Movida Blog.
Chattaggio selvaggio.
E occhio gonfio la mattina.


03) Respiro

Mi immergo nel tuo respiro
ebbro di sensazioni
inconsuete, a tratti fugaci.

I tuoi battiti del cuore,
sono l’unico ritmo che ascolto,
lontano dal mondo consueto.

All’inizio mi eri quasi indifferente,
poi poco a poco mi hai invaso
e solo allora ho capito che cedevo.

Si era aperto un varco nella diga,
crollava il mio vecchio passato,
mi si schiudeva un mondo nuovo.

Ora lo so che non posso fare altro,
ora lo so che sono andato,
ora posso solo ubriacarmi di te.


04) Thousand Waves

My roots are in the sea
Lulled and transported
By the current of the waves.

It is the wave that moves me
Like a cork
In the vortex flow.

It is the wave that pushes me
Away from this
To another time.

It is the wave of the time
That makes me cherish
Another sea breezes.

It is the wave that whispers to me
To go among the people,
Away from the tomb

Of false appearances.
It is the wave that whispers to me
As in an echo of sirens

The need to go
Even if the goal is less
Important than the journey.

The wave sings
With sweet words
The path of pilgrimage.

The wave shows
Perhaps the place
For reunification.

Maybe it’s just an illusion, the call
Of another era, but it is the wave
That leads me to the shipwreck.


05) Vincenti e perdenti

In un paese triste e indifferente
Marco prende una bastonata
dopo l’altra fra gente senza allegria,
fra gente che ha smarrito la via.

Marco avrebbe un gusto maledetto
ad esibire e manifestare
gli idoli e le icone
della moda che dice “Io”,

di quelli che se ne fregano,
di quelli che la competizione
a ogni costo e vaffanculo,
di quelli che sono meglio “Io”.

Chorus

L’ottimismo dei “vincenti”
è contagioso, rassicurante;
la smania della competizione
alza l’allarme e l’adrenalina,
va a gamba tesa negli affanni
dai rapporti umani.

Marco uno straccio di lavoro
non lo trova e gli fa schifo
fare il friggitore di patatine
ma non sa che fare e si dispera.

Marco non ne può più
e sfascerebbe volentieri una vetrina
se trovasse il coraggio
sniffando una tirata di cocaina.

Chorus

L’ottimismo dei “vincenti”
è contagioso, rassicurante;
la smania della competizione
alza l’allarme e l’adrenalina,
va a gamba tesa negli affanni
dai rapporti umani.

Marco detesta la ricchezza degli altri
si è fatto il culo sui libri di ingegneria
e ora vede che è tutta una menata
la promessa di quella vita agognata.

Marco sta a spasso e si detesta,
a perdere tempo in giornate
fatte di nulla ora che ha mollato la ragazza
non poteva darle quello che chiede il mercato.

E quando gli sale l’angoscia
s’accorge che non ha risposte.
Marco con il precariato
nella testa non andrà lontano.


06) Bolzaneto

Durante la protesta No Global
nel caldo di una tenda, Anna
era sotto un diluvio di botte
tra i gas urticanti della polizia.

Sembrava l’ultima occasione,
in quel caldissimo luglio del 2001,
con la voce dei disperati,
prima della sconfitta di una generazione.

Anna era fradicia e insanguinata,
nel corteo dagli ultimi
spezzoni della classe operaia,
inghiottita dal precariato.

Anna era l’ultima testimone
della Volontà generale,
l’ultima a urlare la protesta,
col rischio di farsi massacrare.

Ma massacrata è ora lo stesso
da chi le aveva promesso
che andava tutto bene
nell’Italia del progresso.


07) La grande rete

Impigliati nella grande rete
esploriamo la quarta dimensione,
dove l’apparenza si mischia
alla realtà in mille posizioni.

Chorus

Leniamo le ferite,
ordiamo tradimenti.
Basta cliccare
per farsi evidenti.

La grande rete si tesse da sola,
sembra un gioco e scatena rivolte;
la tenebrosa rete acceca e salva.

La Grande Rete accelera la storia,
sfuma la distinzione tra il sublime
e il banale ma non ce ne accorgiamo.

Chorus

Leniamo le ferite,
ordiamo tradimenti.
Basta cliccare
per farsi evidenti.


08) Solo attesa

Quando ti penso
il mondo mi sorride dentro.
Quando ti sento
è come se si fermasse il tempo.
Quando ti percepisco
ascolto il fruscio delle ali,
come una sorpresa.

Quando ti sento
so cos’è un canto.
Quando ti muovi
so cos’è la danza.
Quando ti abbraccio
mi dimentico di esistere,
sono solo attesa.

Quando ti lascio
è come uscire dal mondo.
Quando ti rivedo
è come un raggio d’inverno.
Quando chiudi la porta
so come è esser soli
all’inizio di una discesa.

Quando ti annuso
scivolo dentro un sogno.
Quando ti sogno
è come perdere il centro.
Quando ti penso,
mi dimentico di esistere,
sono solo attesa.


09) Simil Rave

Mi sono innamorato di te
in una nottata simil-rave
e ora sono pieno di perché.

La musica urlava nel sudore
come il sangue nelle orecchie
al tonfo pulsante del cuore.

Chorus

Mondo Di Merda, Amami,
come t’ho amato io
in quella notte in cui
mi sono sentito dio.

Mi sentivo libero e senza peso
luminoso come una meteora,
senza l’ansia maledetta, disteso.

Non so se succederà ancora
ora che ci sei tu qui con me,
ora qui con me, come allora.

Chorus

Mondo Di Merda, Amami,
come t’ho amato io,
solo in quella notte,
poco prima dell’addio.


10) Un mondo insaziato

Il Dio dell’economia di mercato
in un mondo insaziato
e vagamente insensato
colpisce e si nasconde

in paradisi immanenti
o più prosaicamente fiscali.

Nell’illusionismo finanziario
la contabilità esistenziale

è come un’inflazione di parole
che svuota il mondo.

C’è pure chi ci ha guadagnato oggi:
il denaro è pura astrazione.

Il peggio è per chi ha ancora
qualche valore, mangiato dall’inflazione.

Qualcuno ha ordinato
per caso che si passi
da quelli economici
a nuovi sacrifici umani?


11) Orizzonte sotterraneo

Lui è qui, ma non c’è più.
Più che la situazione
fa male l’inutilità
di parole spese male.

Chorus

C’è qualcosa che ha senso
ormai, in questo deserto irrequieto?

Sì, vecchie abitudini,
nuove lontananze.
Toccare l’irrealtà sfiorandosi,
riconoscersi estranei vivendosi.

Chorus

C’è qualcosa che ha senso
ormai, in questo deserto irrequieto?

Lui era qui, ma non mi sente più.
Questa é la situazione.
Resta solo l’amarezza
di un prevedibile finale.

Chorus

C’è qualcosa che ha senso
ormai, in questo deserto irrequieto?

No. Quieto, il mio respiro
cerca il suo sotterraneo orizzonte.
Ma lui emerge altrove,
luce di un altro mare.


12) L’ultimo sguardo

(strumentale)


13) Erasmus Generation

Ti vedo in Skipe ma senza voce
sembri una foto un po’ sbiadita,
nonostante la connessione veloce
sei un volto di un’altra vita.

Sei in Colombia per scelta volontaria;
l’ultima volta che ti ho incontrato
eri a Istanbul in una struttura sanitaria
e la penultima non ricordo dov’è stato.

A Medellin ora fa molto caldo,
dice il tuo linguaggio senza suoni
ma il nostro rapporto non è più saldo,
non fai più colpo sulle mie emozioni.

A Scienze politiche eri il migliore,
i tuoi amici ti vedevano lanciato
in un mondo di livello superiore
in un lavoro non banale e variegato.

Quello che dopo non ho capito
è il tuo randagismo, quell’andar a tentoni.
Alle borse di studio e al loro mito
seguiva la droga delle tue illusioni.

Chorus

Non resisterò a un’altra tua chiamata,
ho un tuffo al cuore quando vedo il tuo volto
ma ora so com’è veramente andata,
è l’ultima speranza quella che m’hai tolto.

Ero attratta dalla tua carriera di giramondo
anche se soffrivo per la tua eterna assenza,
innamorata, anche se stavi andando a fondo,
stupidamente cieca di fronte alla tua impazienza.

Poi hai cominciato a fare strane cose
per smania di viaggi senza meta,
come chi cerca urgentemente una dose,
come chi cerca di tirar su qualche moneta.

Ora ti vedo come una pianta sradicata,
che aleggia in un orizzonte incerto,
precario in carriera o una foglia schiacciata,
come un pellegrino smarrito in un deserto.

Cedevi a facili amori e disinvolti,
“Esperienza”, mi dicevi, “niente di che”,
il problema è che ce ne sono stati molti,
ora mi chiedo chi sia stata io veramente per te.

Chorus

Non resisterò a un’altra tua chiamata,
ho un tuffo al cuore quando vedo il tuo volto
ma ora so com’è veramente andata,
è l’ultima speranza quella che m’hai tolto.


14) The Sounds of the Night

The sounds of the night
have something of the music
and something of the randomness
of the noise.

They mark the space,
mark the time,
are like an echo
of the day.

The colors have an appearance
flaky and insincere
in the border area
between day and evening.

The sounds of the night
have something of the music
and something of the randomness
of the noise.

Friends that keep us
from going too deep
in ourselves.
It is the slow scan
of the zero-time.

The quiet of the balance,
the closed circuit of oblivion,
the limited field of farewell.

The sounds of the night
have something of the music
and something of the randomness
of the noise.

I enjoy the suspension
of an hour without minutes
in no-time
of a parallel world.

The sounds look
after like faithful dogs.
Silence does not exist.


15) Indecisa

E la sua assenza
la sento più viva
di mille presenze,
e mi sembra allora
che si svolga, forse,
come una metamorfosi
dell’assenza in essenza,
così mi appare,
quasi la vedo,
ma non la metamorfosi: lui,
vedo lui, insieme
alla metamorfosi
che di lui è specchio,
quasi, e allora penso,
mentre all’alba
mi frantumo e mi sciolgo
nelle mille schegge di luce
di un giorno
oscuramente luminoso,
annusando l’ambiguo
odore del freddo
che stordisce e ristora
-dopo una notte in bianco-
penso, ma non so cosa penso,
e nemmeno lo so se penso,
e si fa riempire, il tempo,
della sua assenza,
ma è un’impressione,
come il ricordo incombente
della sua presenza.
Indecisa.


16) La danza, il buio, l’infinito

A vederti ballare
col tuo passo lieve e disinibito
che scivola in un modo indefinito

vorrei dirti tre e tre volte amore,
ma mi basta uno sguardo
perché so che i tuoi passi dorati
a me son dedicati e a nessun altro.
Mi faccio spettatore,
in una folla di umori appagati,
come il muto bersaglio della freccia.
E’ scoccata verso un nuovo invito,
come la danza, il buio, l’infinito.


17) Viaggio notturno

Sugli scogli che affiorano pigri
tenero è il sussurro del vento
per onde che fremono cantilenanti
nella scia della barca che solca
la notte.

Nel mare una distesa di silenzio
complice delle ombre sulla costa
in un manto che nasconde le anse
come una coperta di affanni.

Il viaggio notturno cerca
l’orizzonte
e la sua concava malinconia
nella brezza ondivaga e mutevole
delle sue diecimila direzioni.


18) La fine del giorno

Alla fine del giorno si depositano
pensieri come grani di polvere
abbandonati dal sole e dal vento.
Sembrano contenti che oggi
è già ieri. Ma allora perché
si sente ancora il mormorio
indistinto dei tuoi desideri?


19) Rhum

Quando ti ho visto quella sera
in un bar del quartiere
la prima cosa che ho notato di te
è stato il tuo bicchiere di Rhum.

Facevi finta di niente
con lo sguardo un po’ distratto,
la barba di tre giorni
e un sigaro tra le labbra.

Andavano tutti a vuoto
i miei sguardi furtivi;
sembravi assorto
in un mare di blues.

Proprio l’espressione
che mi piace di più,
ma dovevo andare,
ti ho lasciato nel bicchiere di Rhum.

Strade piovose,
locali affollati,
gente normale,
per dimenticare.

Nottate infinite,
risate e cazzate,
la solita storia,
uno sguardo triviale.

Baci furtivi,
amicizie sbagliate,
un tiro, un bicchiere,
battute sbagliate.

E poi tu.

Al mio risveglio al mattino,
con il trucco liquefatto,
la prima cosa che ricordo di te
è proprio quel bicchiere di Rhum.

Facevi finta di niente,
con il volto un po’ tirato,
una nuvola di pensieri
e il sigaro fra le labbra.

Scendo lenta le scale
divorata dalla fretta,
non vedo l’ora di ritornare
a navigare nel tuo mare di blues.

Ma la tua foto sul giornale
mi racconta un’altra storia.
Quella sera nel locale
era il tuo ultimo bicchiere di Rhum.

TESTI DI ANTONIO DE LISA
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Categories: Z50- [MUSICA E COMPOSIZIONE], Z70.03- Whatshappening (Testi e musiche)

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