È caratteristica del mondo magno-greco la diffusione della dottrina del celebre filosofo e matematico Pitagora, emigrato intorno al 530 a.C. a Crotone da Samo, che aveva lasciato per sfuggire alla tirannide di Policrate. Il pensiero di Pitagora, che fondò un’eminente scuola nella polis italiota, influenzò la religione, ma anche la dimensione politica e sociale del mondo coloniale dell’Italia meridionale. La teoria della trasmigrazione delle anime, infatti, include principi etici che dovevano regolare il comportamento umano e condurre il cammino dell’esistenza al raggiungimento della purificazione e della vera conoscenza, al fine di ottenere la liberazione dalla prigione del corpo e la salvezza. Le convinzioni pitagoriche coinvolgevano quindi anche l’organizzazione della vita sociale e politica, con la teorizzazione di un’aristocrazia illuminata, capace di guidare la massa della popolazione e garantire l’ordine e l’armonia della comunità.
Secondo tali principi, i Pitagorici governarono Crotone negli ultimi decenni del VI sec. a.C., anche se in seguito a una rivolta degli abitanti Pitagora dovette fuggire a Metaponto, dove morì. Con Archita e i Pitagorici di Taranto entrò in contatto anche Platone, nel corso del suo secondo viaggio in Sicilia alla corte del tiranno di Siracusa Dionisio II nel 366 a.C. L’idea del cammino si ritrova anche nella dottrina dell’orfismo, che ebbe grande diffusione in Magna Grecia, come attesta il ritrovamento nelle tombe delle cosiddette “laminette orfiche”: sul corpo dei defunti iniziati erano apposte tali laminette d’oro, che contenevano le istruzioni per raggiungere nell’aldilà la fonte del ricordo e percorrere la sacra via ricongiungendosi così come eroi con la divinità. L’orfismo, dal nome del mitico fondatore, il trace Orfeo, costituiva un modello di orientamento e uno stile di vita, più che un culto ufficiale istituzionalizzato, che attecchì in particolare nelle zone “marginali” del mondo greco: Magna Grecia, isole, Tessaglia e colonie sul Mar Nero.
Con il termine Lamine orfiche (ma anche laminette orfiche, lamelle orfiche) si indica, convenzionalmente, un insieme specifico di sottili “foglie” d’oro rinvenute in alcuni sepolcri della Tessaglia, di Creta e della Magna Grecia e aventi delle caratteristiche funerarie, questo non solo perché rinvenute addosso al defunto ma anche perché in esse vi sono iscritte delle istruzioni religiose, appartenenti all’alveo della Religione della Grecia antica e più precisamente nella qualità di “religione misterica”, per condurre il morto nel suo passaggio nell’Ade[1].

Laminetta orfica rinvenuta a Hipponion (oggi Vibo Valentia), risalente al V-IV secolo a.C., conservata presso il Museo Archeologico Statale di Vibo Valentia.
Il testo di sedici righe recita:
(EL) « Μναμοσύνας τόδε ἔργον. ἐπεὶ ἂν μέλληισι θανεῖσται εἰς Ἀίδαο δόμους εὐήρεας• ἔστ’ ἐπὶ δ<ε>ξιὰ κρήνα, πὰρ δ’αὐτὰν ἑστακῦα λευκὰ κυπάρισσος• ἔνθα κατερχόμεναι ψυ(χ)αὶ νεκύων ψύχονται. ταύτας τᾶς κράνας μηδὲ σχεδὸν ἐγγύθεν ἔλθηις• πρόσθεν δὲ hεὑρήσεις τᾶς Μναμοσύνας ἀπὸ λίμνας ψυχρὸν ὕδωρ προρέον• φύλακες δὲ ἐπύπερθεν ἔασι, hοἳ δέ σε εἰρήσονται ἐν φρασὶ πευκαλίμαισι ὅττι δὴ ἐξερέεις Ἄιδος σκότους ὀλοέεντος. εἶπον• ὓός Βαρέας καὶ Οὐρανοῦ ἀστερόεντος, δίψαι δ’ εἰμ’ αὖος καὶ ἀπόλλυμαι• ἀλλὰ δότ’ ὦ[κα] ψυχρὸν ὕδωρ π[ρο]ρέον τῆς Μνημοσύνης ἀπὸ λίμ[νης]. καὶ δή τοι ἐρέουσιν hὑπο χθονίωι βασιλεί[αι]. καὶ δή τοι δώσουσι πιεῖν τᾶς Μναμοσύνας λίμνας• καὶ δὴ καὶ σὺχνὸν hὁδὸν ἔρχεα<ι> hἅν τε καὶ ἄλλοι μύσται καὶ βά(κ)χοι hἱερὰν στείχουσι κλεινοί. » | (IT) « Di Mnemosine è questo sepolcro. Quando ti toccherà di morire andrai alle case ben costrutte di Ade: c’è alla destra un fonte, e accanto a essa un bianco cipresso diritto; là scendendo si raffreddano le anime dei morti. A questa fonte non andare neppure troppo vicino; ma di fronte troverai fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine, e sopra stanno i custodi, che ti chiederanno nel loro denso cuore cosa vai cercando nelle tenebre di Ade rovinoso. Di’ loro: sono figlio della Greve[2] e di Cielo stellante, sono riarso di sete e muoio; ma date, subito, fedda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. E davvero ti mostreranno benevolenza per volere del re di sotto terra; e davvero ti lasceranno bere dalla palude di Mnemosine; e infine farai molta strada, per la sacra via che percorrono gloriosi anche gli altri iniziati e posseduti da Dioniso. » |
(Traduzione di Giorgio Colli in La sapienza greca, Milano, Adelphi, 2005 pp.173-5) |
BIBLIOGRAFIA
Sull’orfismo:
Orfismo in Magna Grecia, CMGr XIV (1974).
A. Bottini, Archeologia della salvezza, Milano 1992.
A. Masaracchia (ed.), Orfeo e l’orfismo. Atti del Seminario Nazionale (Roma – Perugia 1985-91), Roma 1993.
M. Tortorelli Ghidini – A. Storchi Marino – A. Visconti (edd.), Tra Orfeo e Pitagora. Origini e incontri di culture nell’antichità. Atti dei seminari napoletani 1996- 1998, Napoli 2000.
A. Mele, Magna Grecia e Pitagorismo, Napoli 2001.
G. Pugliese Carratelli (ed.), Le lamine d’oro orfiche. Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci, Milano 2001.
P. Scarpi (ed.), Le religioni dei misteri, I. Eleusi, Dionisismo, Orfismo, Milano 2002, pp. 347-437, 627-78.
Categories: U20.01- Archeologia e Storia dell'arte greca - Archeology and History of Greek Art, Z70.02- Orphic Night
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