Le lingue originali della Bibbia sono :
– l’ebraico (oggi ancora lingua ufficiale dello Stato di Israele)
– l’aramaico (oggi ancora in uso presso minoranze in Siria,Iraq,Iran)
– il greco (ancora oggi lingua della Grecia e Cipro)
L’AT ‘ è scritto nella “lingua di Canaan”(Is 19,18) ovvero la “lingua dei giudei” . Non è mai chiamata ” ebraico”. Gli Abramiti parlarono aramaico fino a Giacobbe, poi utilizzarono il cananaico.
Gn 31,45 Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele. 46 Poi disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. 47 Làbano lo chiamò Iegar-Saaduta [aramaico] , mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed [cananaico] .
Dopo l’esilio Babilonese (538 a.C.) l’ebraico cadde in disuso e venne sostituito dall’aramaico. Rimase però come ligua sacra, subì trasformazioni, divenne la lingua dei Rabbini e in ebraico fu scritta la Mishnah, il libro principale della “tradizione” ebraica. Nel NT quando viene detto “la lingua ebraica” (Ap 9,11.16,16) si intende l’aramaico.
I segni più antichi sono i pittogrammi , cioè immagini dipinte che rappresentano in genere oggetti, cose concrete. Ogni pittogramma rappresenta una cosa e se vengono usati in sequenza possono raccontare una storia. Dentro quella storia ogni pittogramma puo’ caricarsi di nuovi significati e diventare un simbolo. Così facevano ad esempio gli Egizi. I pittogrammi tevano diventare così ideogrammi cioè si poteva associare ad un segno una idea. Così facevano i Cinesi. Gli ideogrammi possono rappresentare il nome di una cosa ed essere associati alla pronuncia di quel nome, diventando così fonemi.
Fonema=un segno cui corriponde un suono . In questo modo una sequenza di ideogramm-fonemii puo’ costruire un logogramma, cioè una parola. Nascono così i sillabari , la raccolta di segni-suoni con cui si costruiscono parole e discorsi. Mentre i pittogrammi erano disegni che potevano costituire un linguaggio universale, i fonemi acquistano significato diverso in ogni lingua.Gli Egizi nel 3000 elaborarono dal geroglifico un alfabeto di 24 segni (consonanti).
I Sumeri nello stesso periodo scrivevano in modo cuneiforme.
A Babilonia e dintorni fino al 2500 a.C. la scrittura era cuneiforme. Si leggeva dall’alto al basso e da destra a sinistra.
I Semiti avevano un alfabeto forse derivato da quello Egizio.
A Gebal, nota ai greci come Byblos c’era un sillabario di 80 segni che sta a metà tra i geroglifici egizi e l’alfabeto fenicio. La nascita dell’alfabeto fenicio si puo’ collocare intrno al 18° sec. a.C.
Nell’antica città di Ugarit verso il 1400 a.C. venne elaborato un alfabeto cuneiforme (alfabeto di Ras Shamra) forse sulla base dell’alfabeto semitco occidentale.
A Cipro una lingua pre-greca presentava un sillabario di 54 segni.
La tradizione greca fa derivare l’alfabeto dai Fenici. Il primo alfabeto dei Greci fu l’alfabeto dei Fenici, con qualche variante : un fenicio di nome Cadmo lo introdusse.
L’alfabeto semitico da cui i Greci derivarono il loro era scritto da destra a sinistra (dx>sx). Ancora oggi scrivono dx>sx : Ebrei, Arabi, Siriani e Samaritani. In seguito i Greci introdussero l’uso di righe alternate:
dx>sx
sx>dx
dx>sx
cioè scrivevano secondo una direzione a “s” chiamata “ scalata del bue”.
Alla fine si impose la scrittura da sinistra a destra (sx>dx).
Anche gli antichi latini scrivevano dx>sx (iscrizione del 600 a.C. su una fibula) ; così facevano anche gli etruschi. Una iscrizione latina su una stele del 400. a. C. è scritta verticalmente e si legge dall’alto al basso e poi dal basso all’alto e così via.
Dall’alfabeto greco-occidentale derivò l’alfabeto dei Romani, con l’intermediazione dell’alfabeto etrusco.
L’alfabeto ebraico-aramaico con cui sono stati scritti i testi più antichi della Bibbia forse deriva da quell’antico sillabrio ritrovato a Gebal in Palestina.
L’Aramaico, una lingua semitica come l’akkadico, il fenicio, l’ebraico, era parlata da popolazioni stanziatesi in Mesopotamia nel XII-XI sec. a.C., dapprima nomadi, poi assimilate nei regni assiro-babilonesi. I Greci chiamarono questa lingua Siriaco e il termine passò all’Occidente mentre in Oriente fu sempre chiamata con il suo nome : Lishana Aramaya, cioè la lingua aramaica. L’Aramaico si sviluppò in 5 fasi .
1-Aramaico antico 925-700 a.C.
La prima iscrizione conosciuta scritta in aramaico è l’iscrizione di Tel Dan, in Galilea. E’ scritta su una stele di basalto e viene datata tra il 9° e l’8° sec. a.C.
Attualmente si trova al museo di Gerusalemme.
L’impero Assiro aveva adottato l’aramaico come lingua ufficiale invece dell’accadico e l’aveva diffusa dall’Asia all’Egitto dove aveva sostituito molte lingue locali diventando una lingua internazionale.
-Aramaico ufficiale o Imperiale (Assiro) 700-200 a.C.
La sua scrittura alfabetica, improntata a quella fenicia, più facile a scriversi dell’assiro-babilonese dai caratteri cuneiformi, si impose a poco a poco già durante l’impero assiro (VIII sec. a.C.)
Quando, dopo la distruzione di Ninive (612 a.C.), Nabopolassar, arameo, fonda la dinastia neo-babilonese, l’aramaico è già la lingua commerciale e diventerà di li a poco la lingua dei rapporti diplomatici.
Nel VI sec., Ciro il Grande, fondatore dell’impero Achemenide, che si estendeva dall’Egeo all’Indo, dal Caucaso all’Egitto, farà dell’aramaico la lingua ufficiale del suo Stato (parecchi documenti in aramaico di quest’epoca provengono dalla colonia ebraica di Elefantina, nel sud dell’Egitto).
Gli Ebrei, che avevano adottato l’aramaico durante la loro lunga prigionia a Babilonia, continuarono a parlarlo dopo il loro rientro in patria per opera di Ciro, nel 539 a.C.
Alcune parti dei libri biblici di quest’epoca sono redatti direttamente in aramaico (Esdra e Daniele), e divenne necessario tradurre le stesse Scritture ebraiche in aramaico: questa fu l’origine dei targum.
Con la conquista dell’impero persiano da parte di Alessandro Magno, alla fine del IV sec., in tutto il Medio Oriente lingua ufficiale dello stato diventerà il greco e l’aramaico si ramificherà in dialetti regionali. Si classifiicano in dialetti orientali e dialetti occidentali , in realtà molto simili tra loro.
Nel III sec. a.C. l’ebraico era relegato al rango di lingua liturgica e letteraria. Il popolo parlava l’aramaico. Questo aramaico giudeo-palestinese sarà la lingua di Gesù, degli apostoli e dei rabbini.
–Medio Aramaico 200 a.C.-200 d.C.
–Tardo Aramaico 200-700 d.C.
L’aramaico resisterà in medio oriente fino all’avvento dell’arabo, nel 9° secolo d.C. due secoli dopo la conquista islamica di Damasco e Gerusalemme.
–Aramaico moderno 700 d.C. fino ad oggi
Alfabeto aramaico antico
A Nord della vecchia Gerusalemme è stata scoperta la ” tomba di Abba” con una iscrizione in aramaico. La cosa strana è l’uso dell’antico alfabeto ebraico, inusuale per il periodo cui è datata la tomba, cioè il periodo del secondo Tempio.
Io, Abba, figlio del sacerdote Eleazaro, figlio di Aronne il supremo (sacerdote)
Io, Abba, l’oppresso e perseguitato
che nacque in Gerusalemme e andò in esilio a Babilonia
e riportò (a Gerusalemme ) Mattiatia
figlio di Giuda e lo ha tumulato
in una tomba( grotta) che ho acquistato per testamento
Le lingue ebraica e aramaica al tempo di Gesù.
L’ebraico La lingua ebraica biblica, quella in cui è scritto l’Antico Testamento, non era più parlata all’epoca di Gesù; veniva comunemente usata nella liturgia sinagogale del sabato anche se ben pochi potevano comprenderla pienamente. Questa era la lingua letteraria conosciuta e capita solo dal ceto colto.
Contemporaneamente vi era una variante più “popolare” della stessa lingua ebraica (la cosiddetta “lingua dei saggi” o “ebraico rabbinico”) caratterizzata da forme meno complesse e da un periodare più semplice. Questo secondo tipo di ebraico continuò ad essere parlato a Gerusalemme e in qualche altro centro minore della Palestina fin verso il 200 d.C.
L’aramaico Da molti secoli la lingua ebraica era affiancata, come detto prima, dall’ aramaico .Questa lingua era la lingua familiare che parlava il popolo in molti villaggi e cittadine della Palestina in particolare al nord (Nazareth, Cafarnao, ecc.) dove Gesù fu educato, crebbe e trascorse la maggior parte della sua vita. Anche al di fuori dei confini di questa regione era parlata e capita.
Un episodio raccontato nel vangelo di Luca 4,16-30 ci fa capire che la lingua ebraica biblica era familiare a Gesù. In questo passo si dice che Gesù lesse il rotolo della legge (il profeta Isaia) nella sinagoga di Nazareth; certamente questa proclamazione fu fatta in ebraico. Le poche parole che Gesù aggiunse come commento furono enunciate più probabilmente in aramaico che era la lingua della “predica”, un po’ come nelle nostre chiese prima della riforma liturgica si proclamavano le letture in latino e l’omelia veniva data in italiano.
E’ la Bibbia ufficiale delle Chiese cristiane di Oriente. Il nome Peshitta in aramaico significa “dritto” a significare che il libro è il solo autentico ariginale testo che contiene i libri del Nuovo testamento che erano stati scritti in aramaico, la lingua del Messia [Mshikha in aramaico ] e dei suoi discepoli.
In Assiria , la città di Adiabene si convertì al giudaismo e molte bibbie ebraiche furono scritte in aramaico , le Peshitta Tanak , per le numerose comunità sviluppatesi in tutto il territorio. Si persuppone che una versione in aramaico della bibbia ebraica, comunemente chiamata ” vetus syriaca” fosse diffusa in quei territori.
Da questa antica versione deriva la Bibbia in aramaico conosciuta come la “Peshitta” .
Durante il periodo apostolico la Peshitta venne completata con gli scritti del Nuovo Testamento e venne adottata da tutte le comunità cristiane orientali [che ancora oggi parlano aramaico] , dalle comunità dell’India, del Turkestan e della Cina . In Cina a Hsian-Fu (nello Shanhsi ) un monumento commemorativo dell’arrivo del cristianesimo nel periodo 635-781 oggi a Pei-lin riporta una iscrizione di 1900 caratteri cinesi e 50 parole in aramaico (in caratteri Estarngelo) che riportano i nomi di almeno 70 missionari Assiri .
La “Assakhta Peshitta” , AT e NT , è tutta scritta in aramaico , anzi nel dialetto della Mesopotamia del nordest così come si è evoluto e perfezionato nella città di Orhai, un tempo città imperiale poi chiamata Edessa dai Greci , l’attuale Urfa in Turchia. ( Harran, la città del fratello di Abramo ,Nahor, dista solo 38 km da Edessa.)
Molte chiese cristiane utilizzano ancora oggi l’aramaico come lingua della liturgia :
– the Chaldean Catholic Church,
– the Syriac Orthodox Church,
– the Syriac Catholic Church, and
– the Maronite Catholic Church.
I manoscritti cristiani in aramaico orientale sono scritti nei caratteri antichi chiamati Estrangelo senza le vocali annotate. Dopo il 5° sec. d.C. l’aramaico venne scritto in due alfatbeti diversi : in Occidente si diffuse il Serto’ (che significa strofa) e che utilizza per le vocali 5 lettere maiuscole del greco scritte sopra o sotto la lettera; in Oriente si diffuse il ‘Madinkhaya‘ o ‘Swadaya‘ dove solo poche lettere sono state leggermente modificate e le vocali sono indicate con diversi accenti .
Secondo una opinione comune tra gli esegeti cristiano-occidentali il Nuovo Testamento è stato scritto in greco e ciò viene sostenuto nonostante tutti sappiano che Gesù e i “12” parlavano l’aramaico e molte frasi in aramaico si ritrovano nei manoscritti :
– talita qum = fanciulla alzati – effata = apriti
– eloi eloi lamma sabactani = dio mio dio mio perchè mi hai abbandonato? etc.
Anche Paolo, originario di Tarso in Cilicia apparteneva ad una famiglia di lingua madre aramaica. Secondo At 26,14 Gesù chiama Paolo in aramaico : te ebraidi dialekto.
Le Chiese cristiane d’Oriente hanno sempre respinto questa teoria : gli scritti cristiani furono stesi in aramaico e poi tradotti in greco dai cristiani non ebrei d’Occidente. In Oriente gli scritti originali rimasero sempre in aramaico perchè era la lingua franca dell’Impero Persiano.
Quando la Chiesa di Occidente fu composta in maggioranza da persone che non erano ebree e parlavano solo greco allora gli scritti in aramaico vennero abbandonati.
Le comunità cristiane d’ Oriente , come quelle di Babilonia e Adiabene, erano invece composte in maggioranza da ebrei convertiti ed anche quando la maggioranza cambiò vennero conservati testi in aramaico.
L’aramaico sopravvisse anche nelle comunità ebraiche di Palestina : nel 1947 sono stati scoperti più di 500 documenti nelle grotte di Wadi Qumran tutti in ebraico ed aramaico. Il Gemara del Talmud di Gerusalemme fu scritto in Aramaico, e ricevette la sua forma definitiva nel 5° secolo d.C.

L’ebraico
L’ebraico appartiene alla famiglia “occidentale” delle lingue dette
” semitiche” , come il cananaico ,il moabita, il fenicio,l’amorrita ,l’aramaico e l’ugaritico, cioè quelle lingue che si sono sviluppate come dialetti di un’unica antica lingua originale mediorientale.
Appartengono alla famiglia delle lingue semitiche “orientali, il babilonese, l’assiro o accadico.
Lingue semitiche meridionali sono l’arabo e l’etiope.
L’ebraico si differenzia solo per alcune varianti del fenicio e dal moabita.
Si scrive con l’alfabeto semitico-occidentale di 22 lettere, da destra a sinistra.
La ” stele moabita del Re Mesha “, datata intorno all’ 850 a.C. porta una iscrizione in lingua cananaica che viene utilizzata per la decodificazione di alcuni antichi testi dell’ AT.
Altri reperti utili sono il “calendario di Gezer” , ritrovato nel Nord della Palestina; l’ “ostraca di Samaria” una iscrizione su coccio datato intorno al 760 a.C. ; le “lettere di Lakish” datate intorno al 588 a.C.; le iscrizioni sul” condotto di Siloe”, tubazione per l’acqua rinvenuta a Gerusalemme e datata intorno al 700 a.C.

Le lettere dell’alfabeto ebraico sono tutte consonanti : le vocali sono assunte nella scrittura.

( Ebraico ed aramaico si scrivono da destra a sinistra ) <—————-
Le radici
Come tutte le lingue antiche l’ebraico è formato da poche radici su cui si innestano varianti.
Per esempio, partendo dalla radice vdq ( qdsh ) si possono fare molte variazioni :
qdsh = l’idea della santità, attributo divino.
qodesh = la santità stessa
qadosh =il santo
qadoshim = i santi
qedoshah= la santa
qedoshoth = le sante
qodsho=la sua santità
qadesh= santuario
qedeshim = prostitui sacri
qedeshot= prostitute sacre
qadash= fu santo
qaddesh= santificare
haqdesh =far santo
meqaddesh = santificante
mithqaddesh = santificantesi
eqadesh= sarò santo
etc.
La grammatica
L’articolo determinativo è unico : h’ (ha) e si applica anche agli aggettivi . Per ottenere i possessivi ,il plurale e il duale ( le cose che sono a coppie come le mani,i piedi, etc) esistono suffissi.
I verbi ebraici non hanno vere e proprie coniugazioni : la radice verbale assume varianti che esprimono :
-una azione compiuta
-una azione incompiuta
-un aspetto perfettivo
-un aspetto imperfettivo
Le principali forme verbali sono sette:
1- Forma elementare QAL
: (radice che significa 🙂 fece
2.1- Forma NIPHAL ; permissiva
: fu fatto =, fu eseguito
2.2- Forma NIPHAL , riflessiva
: si fece
2.3- Forma NIPHAL; passiva
: venne fatto
3- Forma intensiva PIEL
: fece funzionare
4- Forma PUAL, passiva di PIEL
: fu fatto fare
5- Forma HITPAEL, riflessiva di PIEL
: venne eseguito
6- Forma HIPHIL
: fece lavorare
7- Forma HOPHAL passiva ; causativa
: fu fatto funzionare
L’ebraico biblico non conosce il discorso indiretto : usa sempre il discorso diretto anche per riportare i fatti. Non conosce discorsi astratti ma solo realtà concrete.
Fonte: http://www.corsodireligione.it/bibbiaspecial/bibbia/bibbia_lingue_2.html
Altro sulla lingua ebraica
I. Tipo di lingua È una lingua del ceppo semitico. Tale ceppo comprende le seguenti suddivisioni: – aramaico: caldeo, siriaco, samaritano, mendeo – cananaico: ebraico, fenicio, punico, ugaritico – arabico meridionale: imiaritico, (etiopico) – semitico orientale: assiro, babilonese
II. L’alfabeto Come in molte lingue semitiche antiche, l’alfabeto ebraico consta di sole consonanti (22 segni in tutto), che servono anche come numeri (v. tab. sottostante).

III. Scrittura
La scrittura dell’ebraico avviene da destra a sinistra. I segni indicati nella tabella della pagina precedente formano la cosiddetta scrittura quadrata che gli ebrei impararono dai babilonesi (aramaico) nel VI secolo a.C. e che si usa ancora oggi. Prima del VI secolo a.C. gli ebrei usavano la scrittura rotonda, come i fenici. Oggi usano anche il corsivo (le tabelle nelle ultime pagine danno un quadro completo).


IV. Le vocali
Fino al V sec. d.C. gli ebrei scrivevano i testi solo con le consonanti. Le vocali le mettevano a senso. Ma progressivamente, dato che molti non riuscivano più a leggere il testo, si sentì la necessità di introdurre le vocali, soprattutto nei testi biblici (nelle sinagoghe sempre letti in ebraico).
Già nel V secolo a.C., parallelamente all’avvenuto cambio di alfabeto (dalla scrittura rotonda, di tipo fenicio, a quella quadrata, usata dai babilonesi), Esdra aveva introdotto due semivocali, la ו (vau) = o/u e la י (iod) = i per rendere meglio leggibile il testo (matres lectionis). Però un completo sistema vocalico si introdusse solo dopo Cristo. Nell’introdurre le vocali si usò il criterio di non toccare più il testo biblico, ritenuto ormai «sacro», e perciò le vocali sono state scritte come lineette e puntini, sopra o sotto le consonanti.
Sono noti tre sistemi vocalici:
– palestinese antico (abbiamo solo tracce)
– babilonese (in genere con segni sopralineari)
– di Tiberiade (v. sotto)
Ecco il sistema vocalico di Tiberiade, attualmente in uso nella Bibbia:

V. Principali particolarità della lingua
– L’articolo è ה (= a) e si premette al nome con cui forma una parola unica.
– Il nome può essere: sing. masch.:
terminazione varia sing. femm.: spesso termina in (הַ = a); (יִת = it); (וּת = ut); (תֶ = et).
plur. masch.: termina normalmente in (יִם = im)
plur. femm.: termina normalmente in (וֹת = ot)
duale: termina in (ים ַ = aim).
Si noti che la lingua ebraica è una lingua povera di vocaboli (il vocabolario contiene 5750 parole) e perciò poco sfumata: una stessa parola può avere molti significati.
– Lo stato costrutto: per esprimere il complemento di specificazione, di solito non si usa nessuna particella (come in italiano di, del, dello, della…), ma spesso si alterano un tantino le vocali del nome da cui il complemento di specificazione dipende.
Es.: báit = casa; nello stato costrutto diventa bet (es.: bet Jaltà = casa di Jalta).
– L’aggettivo si scrive sempre dopo il nome, ripetendo l’articolo del nome. Se l’articolo non viene ripetuto, l’aggettivo diventa predicato nominale ed è sottinteso il verbo essere. Es.: la frase italiana, “la bella casa”, diventa in ebraico: “la casa la bella”. Se si dice: “la casa bella”, significa: “la casa è bella”.
Il superlativo si fa ripetendo l’aggettivo (es.: santo, santo, santo = santissimo), oppure duplicando il nome (es.: il cantico dei cantici = il più bel cantico).
– Gli aggettivi possessivi si attaccano come suffisso alla parola da cui dipendono.
– Il verbo: esistono in ebraico 7 modi per coniugare un verbo. Questi modi si ottengono da un unico tema di tre consonanti, mediante prefissi, suffissi e cambi di vocali. Tali modi sono:
1. attivo semplice, es.: lavo; 2. passivo semplice: sono lavato;
3. intensivo: lavo molto; 4. intensivo passivo: sono lavato molto;
5. fattivo: faccio lavare; 6. fattivo passivo: sono fatto lavare;
7. riflessivo: mi lavo.
Quanto ai tempi, nell’ebraico antico si usarono solo due tempi:
– il perfetto: che esprime un’azione compiuta e chiusa nel passato;
– l’imperfetto: che esprime un’azione che sta ancora svolgendosi;
– manca il futuro, che si ottiene con l’imperfetto;
– Il presente è ottenuto con il pronome personale ed il participio presente. Es.: io (sono) mangiante (all’incirca come in inglese).
Appendice: il nome di Dio
Una parola che non fu vocalizzata è יהוה (JHWH), che è il nome del Dio degli ebrei. Dato che, ai tempi in cui si sono introdotte le vocali, tale nome non veniva più pronunciato (per una interpretazione restrittiva di Ex 20, 7 e Deut 5, 11 che proibivano di pronunciare il nome di Dio invano), gli studiosi che hanno introdotto le vocali non sapevano più come si pronunciasse, per cui non l’hanno vocalizzato. Origene (morto verso il 250 d.C.) lo trascrive in greco “IABE” (pronuncia: Iavè). Quando, nella lettura sinagogale della Bibbia, gli ebrei trovavano quel nome, avevano preso l’abitudine di leggerlo ADONAI (= Signore) e così, per ricordarselo, hanno finito per scrivere, sotto le consonanti di quel nome, le vocali (modificate per regole grammaticali) di Adonai. Se perciò qualcuno oggi, senza sapere la storia che sta dietro a questo modo di scrivere, legge brutalmente il nome come sta scritto nella Bibbia, legge JEHOWA, che sicuramente in antico non era pronunciato così [1].
[1] A leggere così sono oggi i Testimoni di Geova. Tale modo di leggere si giustifica solo a motivo della loro ignoranza. Essi stessi però ora si sono accorti dell’errore e pian piano (per non creare crisi di coscienza ai loro seguaci) lo stanno modificando, come dimostra la pagina che qui riproduciamo, presa dalla loro rivista La Torre di guardia del 1.09.1983:

LAPIDE DI SILOE (sec. VIII a.C.)

È il più antico documento ritrovato finora in lingua ebraica, scritto ancora in caratteri fenici. Si trova al museo archeologico di Costantinopoli. Per comodità viene riportato il confronto della scrittura fenicia con quella ebraica quadrata.
Probabile storia: re Ezechiele aveva fatto scavare una galleria per portare le acque di una sorgente (forse di Gihon) ad una piscina (forse di Siloe). Per eseguire lo scavo si cominciò dalle due parti. Nel punto in cui i due gruppi si incontrarono (!) posero la lapide (misura 68 x 32 cm).
Traduzione: «Perforazione. E qui ebbe luogo il fatto della perforazione. Quando ancora (gli scavatori) battevano col piccone, uno a fianco dell’altro, e ancora vi era da perforare uno spessore di 3 cubiti, (si udì)/(dall’altra parte)/ la voce di uno che gridava al suo vicino, poiché lo scavo della pietra si eseguiva da destra e da sinistra. E nel giorno della perforazione gli scavatori battendo si incontrarono, gli uni contro gli altri, piccone contro piccone. E le acque fluirono dalla sorgente (di Gihon) alla piscina (di Siloe) per 1200 cubiti. E l’altezza della roccia sopra la testa degli scavatori era di 100 cubiti».



Fonte: http://didaskaleion.murialdo.org/matcorsi/completo/vol1/03-4LinguaEbr.pdf
Il Greco
E’ una lingua che si è sviluppata da un dialetto della lingua originale indoeuropea quando il gruppo che lo parlava si è trasferito in un territorio diverso.
Il greco compare a sud della penisola balcanica in seguito a tre ondate migratorie : per primi gli Ionici, poi gli Achei e i Dorici. Dopo l’800 a.C. troviamo in Grecia diversi dialetti che vengono normalmente classificati nei tre gruppi di popoli immigrati. In seguito i greci si diffusero nel Mediterraneo e nel Mar Nero fondando numerosi piccoli stati di lingua greca poi unificati politicamente da Alessandro Magno.
Il dialetto del gruppo Ionico , la lingua dell’Attica, la regione di Atene, fu quello che fornì la maggior parte dei vocaboli e delle forme verbali alla lingua comune e a quella della letteratura della cosiddetta ” Antica Grecia”.
La versione greca dell’ AT , la “LXX”
Con Alessandro Magno ( IV sec. a.C.) il greco divenne la lingua più parlata nel Mediterraneo.
Tolomeo Filadelfo , re d’Egitto tra il 285 e il 246 a.C. aveva inaugurato la Biblioteca di Alessandria, una delle maggiori del mondo. Secondo la lettera di un tale Aristea indirizzata al fratello Filocrate , Demetrio di Falero , bibliotecario di Tolomeo aveva suscitato l’interesse del Re per la Torah Ebraica. Da Gerusalemme vennero 70 traduttori insieme ad una splendida pergamena del testo sacro ebraico perchè fosse tradotto in greco. Secondo la lettera i 70 si stabilirono sull’isola di Faro dove portarono a compimento la traduzione del Pentateuco in 72 giorni.
La lettera venne probabilmente tramandata per spiegare il nome della Bibbia ebraica tradotta in greco : la “LXX” appunto ma il racconto non ha riscontri storici.
Quando Alessandro fondò la città di Alessandria in Egitto nel 331 a.C., molti ebrei vi si trovavano già dal 587 quando Gerusalemme venne distrutta da Nabucodonosor : ad Elefantina vi era una folta comunità ebraica che aveva addirittura costruito un tempio.
La dinastia Tolemaica succeduta ad Alessandro si stabilì nella città di Alessandria ed affidò un quartiere agli ebrei. Nei primi anni della cristianità sappiamo che in Egitto vi erano almeno un milione di ebrei. Con il passare dei secoli la comunità ebraica d’Egitto si era trasformata in una comunità di lingua greca e lo studio linguistico dei LXX rivela che la traduzione venne fatta intorno al III° sec. a.C. per andare incontro alle esigenze delle comunità ebraiche d’Egitto. Che poi vi fosse una copia della Torah in greco nella Biblioteca di Alessandria, questo è plausibile.
Ai testi canonici della Bibbia Ebraica , nella raccolta detta dei LXX si aggiunsero poi libri in greco ritenuti ispirati dalle comunità della diaspora. Uno di questi, il Siracide lascia intendere che verso il 132 a.C. l’AT era disponibile in greco. La versione LXX presenta un Pentateuco ben tradotto ma traduzioni scadenti per gli altri libri.
Gli ebrei persero interesse per i libri della LXX perchè vennero subito adottati nelle scritture cristiane e perchè verso il 100 d.C. venne redatto un testo “ufficiale” in ebraico per tutti gli Ebrei che diventerà poi il testo detto” masoretico”, cioè la versione ebraica ufficiale dell’AT. A quel punto tutte le versioni dell’AT dovevano adegurasi a quella ufficiale in ebraico, ma così non fu per quelle in greco come la LXX per cui , sebbene fosse un tempo autorizzata dalla comunità di Alessandria , protetta da alterazioni e definita come ispirata dallo scrittore ebreo Filone di Alessandria, la LXX venne definita ufficialmente opera di Satana.
Le discordanze che si trovano nelle diverse versioni della LXX a noi pervenute attraverso i copisti cristiani indicano l’esistenza di diverse traduzioni indipendenti prima di un testo recepito come ufficiale o perlomeno diverse “revisioni” di un eventuale testo originario. Gli scrittori cristiani citano l’AT sia traducendo il testo ebraico, sia traducendo i testi in greco, alcuni della LXX sicuramente ma anche di altre versioni greche .
Le esigenze degli ebrei di lingua greca fecero sì che o altre versioni in greco dell’AT vennero redatte:
– Nel II° sec. d.C. un certo proselita giudeo, Aquila, traduce in greco la Torah ebraica seguendola alla lettera.
-Verso la fine del II° sec. d.C. il proleta giudeo Teodozione ne produce un’altra a partire da una versione precristiana. L’AT della Bibbia cristiana è composto dai testi della LXX eccetto Daniele che è preso dalla versione di Teodozione.
– Un certo Simmaco, della setta giudaico-cristiana degli Ebioniti , forse all’inizio del III° secolo , redige un testo in greco corrente.
– Il grande Origene di Alessandria (185-254) studioso cristiano, nella città di Cesarea redige l'”Hexapla”, una edizione dell’AT su 6 colonne :
-la prima riportava il testo ebraico dell’AT
-la seconda il testo ebraico translitterato in greco
-la terza la versione greca di Aquila
-la quarta la versione greca di Simmaco
-la quinta una recensione originale di Origene dei testi della LXX in cui lo studioso annota le differenze con il testo ebraico .
-la sesta la versione greca di Teodozione.
Questa versiopne fu conservata a Cesarea fino all’avvento dei musulmani e venne lì consultata da studiosi cristiani e soprattutto da Girolamo per la sua traduzione in latino, la Bibbia detta ” Vulgata” .
Purtroppo la versione Exapla non ci è pervenuta completa.
Il greco e il Nuovo Testamento.
Al tempo di Gesù, nella Palestina conquistata dai Romani, la lingua ufficiale era ancora il Greco.
Il Greco che si parlava nell’Impero Romano veniva chiamato koinè dialectos ( = la parola comune) ed era la lingua parlata in tutto il mediterraneo ed anche oltre.
Fu la lingua della prima diffusione del Vangelo cristiano.
Le prime comunità cristiane nacquero a Gerusalemme da giudei convertiti e le lingue parlate in Palestina erano il greco e l’aramaico . C’è una traccia in At 6,1 :
In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti [ = cristiani di lingua greca] verso gli Ebrei [= cristiani di lingua aramaica] , perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana.
Le scritture cristiane furono stese in aramaico o in greco?La lingua utilizzata dalle prime comunità cristiane per fissare l’annuncio del Vangelo di Gesù fu certamente l’aramaico ma i vangeli del canone biblico non sono traduzioni di possibili sommari dottrinali redatti in aramaico . sono evidenti . Di diversa opinione sono -in genere- le Chiese cristiane d’Oriente le quali hanno ricevuto dalla tradizione gli scritti in Aramaico della Peshitta.
Il greco del NT è pieno di ebraismi derivati dalla LXX e di aramaismi presi dalla parlata palestinese di quell’epoca ; non mancano idiomatismi latini entrati in Palestina con i Romani. Questi tratti lo distinguono dal koinè dialektos popolare o letterario . Mentre i vangeli sono scritti nella forma del greco popolare , le lettere di Paolo sono a metà strada tra il greco popolare e quello letterario. Gli scritti cristiani devono essere sempre tradotti nelle altre altre lingue tenendo conto di queste diverse forme .
I Vangeli in greco costituiscono , nella letteratura greca, un unicum linguistico. Sono scritti in greco ma gli autori sono di cultura ebraica. I termini teologici e morali sono presi dalla versione dei LXX che a loro volta esprimono la cultura ebraica.
Fonte: http://www.corsodireligione.it/bibbiaspecial/bibbia/bibbia_lingue_3.html
Gli alfabeti europei come noi li conosciamo derivano dall’alfabeto greco. Non dobbiamo però pensare che i greci abbiano inventato il loro alfabeto. Essi utilizzarono quello dei semiti, com’è reso evidente da un raffronto delle lettere greche ed ebraiche negli scritti del 7° secolo circa a. E. V.. Perfino l’ordine alfabetico è molto simile. Si notino le somiglianze di molti nomi delle lettere (evidenziate in rosso) nella seguente tabella di raffronto:
Nell’adattamento dell’alfabeto semitico a quello greco, i greci usarono certe lettere (di cui non avevano suoni corrispondenti nella loro lingua) per rappresentare i suoni vocalici che i semiti non scrivevano. Eccone la tabella:

Come si sa, l’alfabeto fu inventato dai fenici. Il fenicio è una lingua semitica. L’alfabeto fenicio si deve al proto-cananeo. Dal fenicio si evolse l’alfabeto aramaico (divenuto la scrittura ufficiale dell’impero persiano). A quanto pare, è dall’alfabeto aramaico che discendono tutti gli alfabeti moderni. Inizialmente le lettere dell’alfabeto rappresentavano il suono iniziale di una parola. Ad esempio, nel proto-cananeo la parola “ruota” si diceva tet; il suono iniziale “t” era perciò rappresentato da un segno che disegnava la ruota (simile alla nostra O con dentro il segno x, simboleggiante i raggi della ruota); è facile comprendere la somiglianza della lettera ebraica tet (ט) e della lettera greca theta (Θ) con quel segno.
Il greco è una lingua ricchissima e molto precisa, quindi complessa. Il vastissimo vocabolario greco permette di esprimere tutte le sfumature. Per fare un esempio, in italiano (che pure è lingua molto ricca) abbiamo una sola parola per “amore”, così diciamo di amare i figli, la moglie o il marito, il prossimo, il cinema, gli amici, certi cibi, certi luoghi. Ora, c’è una notevole differenza tra l’amore per il coniuge e l’amore per gli spettacoli, tra l’amore per gli amici e l’amore per la giustizia. Ebbene, il greco ha ben quattro parole diverse per “amore”.
Il greco è una lingua flessiva. Ciò significa che i vocaboli sono declinati secondo i casi, il numero e il genere. Per fare un esempio, noi diciamo amore fraterno, dare amore, trattare con amore, gesto d’amore, inno all’amore; la parola è sempre “amore”. In greco si dice invece ἀγάπη (agàpe) ovvero “amore”, dare ἀγάπην (agàpen) ovvero dare amore, trattare ἀγάπῃ (agàpe) ovvero “con amore”, gesto ἀγάπης (agàpes) ovvero gesto “d‘amore”, inno ἀγάπῃ (agàpe) ovvero inno “all’amore”. Il greco ha tre numeri: singolare, plurale e duale; tre generi: maschile, femminile e neutro. I verbi sono ricchissimi, potendo esprimere tutte le sfumature. Ad esempio, se noi diciamo “disse” ma vogliamo sottolineare l’inizio dell’azione, dobbiamo ricorrere a un giro di parole e dire “iniziò a dire”; il greco ha invece un tempo specifico (l’aoristo) che esprime l’azione puntuativa: εἶπεν (èipen). Così, in Mt 12:2 si ha che i farisei “si misero a dire [εἶπαν (èipan); attivo indicativo aoristo]”, mentre in At 17:28 i poeti citati “dissero [εἰρήκασιν (eirèkasin); attivo indicativo perfetto]”. In greco i verbi non hanno solo la voce attiva e passiva (come in italiano) ma anche la voce media, che è qualcosa in più del nostro riflessivo, indicando anche un’azione compiuta nel proprio interesse.
La ricchezza della lingua greca si vede perfino negli accenti che in greco sono ben tre: acuto, grave e circonflesso. Su ogni parola va posto obbligatoriamente l’accento. In greco non possono esserci dubbi: l’accento tonico è sempre indicato. Non può accadere, come in italiano, che i meno istruiti dicano “mòllica” invece di mollìca oppure “persuàdere” invece di persuadère.
Il greco della Bibbia non è il greco classico ma il greco detto koinè ovvero “comune”. Si trattava della lingua internazionale del tempo (da circa il 300 a. E. V. al 500 della nostra èra). Data la sua internazionalità, il greco comune (koinè) era usato nei decreti imperiali di Roma quando erano diffusi in tutto l’impero. Tale lingua era parlata anche in Israele. “Benché la maggioranza della popolazione ebraica fosse contraria all’ellenismo e alle sue usanze, non rifuggiva dai contatti con i popoli greci e dall’uso della lingua greca . . . Gli insegnanti palestinesi guardavano con favore la traduzione greca delle Scritture, considerandola un mezzo per portare la verità ai Gentili” (N. Bentwich, Hellenism, 1919, pag. 115). Gli ebrei della diaspora non parlavano più ebraico ma capivano il greco, ecco perché la Bibbia fu tradotta in greco (LXX). Con l’espansionismo e le conquiste di Alessandro Magno, nel 4° secolo prima della nostra èra, la cultura greca veniva imposta a tutto il mondo. Così, il greco koinè, la lingua comune, divenne la lingua internazionale in tutto il Medio Oriente. Molti giudei, nascendo, non imparavano a leggere l’ebraico e, di conseguenza, non potevano leggere la Bibbia. Di certo non potevano farlo gli ebrei della diaspora, che ormai non parlavano più ebraico. Fu per questo motivo che verso il 280 a. E. V. ad Alessandria d’Egitto un gruppo di dotti ebrei si diede a tradurre la Bibbia ebraica nel greco comune. La Settanta (LXX; dal numero dei circa 70 traduttori) fu completata verso il 150 a. E. V..
Gli stessi scrittori delle Scritture Greche usavano questa versione greca della Bibbia, come mostrano le citazioni da loro fatte dalle Scritture Ebraiche, che sono conformi al testo della LXX.
Una testimonianza del suo uso internazionale lo abbiamo anche nella Bibbia: “Pilato [procuratore romano] fece pure un’iscrizione e la pose sulla croce. V’era scritto: Gesù il nazareno, il re dei giudei . . . l’iscrizione era in ebraico, in latino e in greco”. – Gv 19, 19-20.
Fonte: http://www.biblistica.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/10/21.-La-lingua-greca.pdf
Categories: U00.08- Archeologia biblica, U10- [LINGUE DEL VICINO ORIENTE ANTICO - LANGUAGES OF THE ANCIENT NEAR EAST]
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