Ugarit

Ugarit è un’antica città del Vicino Oriente, attuale Ras Shamra (رأس شمره in arabo, o promontorio del finocchio; 35°35´ N; 35°45´E), pochi chilometri a nord della città moderna di Latakia in Siria.

Fu la capitale dell’antico regno di Ugarit, ed era situata allo sbocco sul Mar Mediterraneo di un’antica via proveniente dalla Mesopotamia, in corrispondenza dei confini tra la potenza ittita a nord e la sfera d’influenza egiziana, a cui appartenne, a sud.

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Il Palazzo Reale di Ugarit

La storia

La porta principale

Ugarit prende posto accanto ad Uruk e ad Eridu come una delle più antiche città del mondo, con antecedenti preistorici che risalgono al VI millennio a.C.: sebbene esistano tracce di insediamento ancora precedenti, fu in questo periodo che iniziò ad acquisire una vera e propria forma urbana, con la costruzione di un muro di cinta fortificato, in epoca ancora neolitica.

Appartenne più tardi alla sfera di influenza del regno egiziano: sono stati rinvenuti piccoli oggetti di origine egizia, dell’epoca dei faraoni Sesostris I (19711926 a.C.), Sesostris II e Amenemhet III e la cultura artistica mostra forti caratteri egiziani. La più antica attestazione scritta del nome della città proviene invece dalla vicina città di Ebla e risale intorno al 1800 a.C. Successivamente cadde sotto il controllo degli Hyksos (probabilmente urriti o mitanni). Durante il periodo della sua massima fioritura, tra il XVI e il XIII secolo a.C., la città ebbe contatti costanti con l’Egitto e con Cipro.

L’ultimo re di Ugarit dell’età del bronzoHammurapi o Amurapi, fu un contemporaneo del re ittita Šuppiluliuma II, ma la data esatta del suo regno è ignota. In quest’epoca la città venne distrutta, forse in seguito all’invasione dei popoli del Mare: in base ad una spada con il nome del faraone Merneptah trovata negli strati di distruzione, la data di questo evento fu fissata intorno al 1230 a.C., ma una tavoletta cuneiforme rinvenuta nel 1986 mostra che dovette avvenire piuttosto intorno al 1185 a.C., in corrispondenza dell’ottavo anno di regno del faraone Ramses III. In base ai frammenti di ceramica micenea rinvenuti sempre negli strati di distruzione tale data sembra corrispondere anche al passaggio dal periodo tardo-elladico IIIB a quello IIIC, che corrisponde ugualmente alla fine dei regni micenei. È discusso se Ugarit sia stata distrutta prima o dopo la capitale ittita Ḫattuša.

Gli scavi

La collocazione di Ugarit fu dimenticata fino al 1928, quando un contadino scoprì accidentalmente un’antica sepoltura, appartenente all’antica necropoli della città. I successivi scavi furono condotti, in condizioni politiche spesso difficili, prevalentemente dall’archeologo Claude Schaeffer, del Museo preistorico e gallo-romano di Strasburgo.

Gli scavi scoprirono un palazzo reale di ben 90 vani, che si articolavano intorno ad 8 cortili, e diverse residenze private di pregio, due delle quali includevano archivi di documenti (uno dei quali appartenente ad un diplomatico di nome “Rapanu”).

Palazzo Reale

Il Palazzo Reale di Ugarit fu costruito nel XIV secolo a.C. ed era una struttura di circa 6500 m2, disposti su due piani e, cosa curiosa per l’epoca, si trovava nel centro cittadino, circondato dalle case. La sua struttura è particolarmente complessa, perché al nucleo originario si sono via via aggiunti numerosi altri ambienti. Un efficiente sistema di condotte portava l’acqua nelle varie sezioni del palazzo, dove poteva anche essere scaldata.

Il Palazzo aveva numerose entrate: quella più imponente consisteva in un atrio dal quale si accedeva ad un portico colonnato in legno e da lì ad una grande corte con fontana. Sono stati trovati ben cinque archivi con tavolette d’argilla in lingua babilonese, hurrita e ugaritica. Fra questi ritrovamenti anche i Canti Hurriti. La tavoletta più famosa è senz’altro quella esposta al Museo Nazionale di Damasco con l’alfabeto elaborato nel XIII secolo a.C. per ridurre la scrittura sumerica a 30 consonanti.

Nelle numerose necropoli sono stati ritrovati doni rituali: ceramiche, gioielli in oro ed argento, armi, incisioni in avorio, vasi in alabastro. Le singole camere funerarie potevano contenere fino a 40 defunti.

Acropoli

Nel punto più alto del sito, sull’acropoli, si trovavano i due templi di Baal e Dagat (o forse Anat, sorella ed amante di Baal), che rappresentavano il centro spirituale della città. Entrambi si componevano di un atrio quadrato e di una cella trasversale. Presso i templi si trovavano le abitazioni dei sacerdoti e le biblioteche, che svolgevano anche la funzione di scuole di scrittura. Qui sono stati scoperti testi mitologici, due bacinelle d’oro (una conservata al Louvre di Parigi, l’altra al Museo Archeologico di Aleppo), vari doni votivi, tra cui anche tre ancore di pietra.

In cima alla collina su cui la città venne edificata sorgevano due templi principali, uno dedicato a Baalre figlio di El, e uno a Dagon, un dio ctonio della fertilità e della ricchezza.

Ras Ibn Hani

Situata pochi chilometri da Ugarit e a circa 5 chilometri dal centro di Latakia, la località di Ras Ibn Hani si trova presso la zona turistica della città, la cosiddetta Costa Azzurra della Siria. La zona è stata interessata da scavi archeologici fin dal 1973 e vi sono state portate alla luce rovine di due palazzi, molto probabilmente anch’essi residenza dei sovrani di Ugarit. Il perché un nuovo nucleo urbano fosse stato realizzato a così breve distanza dalla capitale non è chiaro, ma si è formulata l’ipotesi che a quell’epoca la zona fosse una penisola, collegata alla terraferma da uno stretto istmo.

Gli archivi

Gli scavi di Ugarit misero in luce diversi archivi di tavolette di argilla (uno di palazzo, uno templare e due privati), con testi diplomaticilegalieconomici, amministrativi, scolastici, letterari e religiosi e datati all’ultima fase di vita della città, intorno al 1200 a.C., quando venne distrutta dalle scorrerie dei popoli del mare.

Un altro archivio, in parte disperso sul mercato nero, fu rinvenuto nel 1958: le tavolette superstiti sono attualmente conservate a Claremont (California) negli Stati Uniti, presso l’Istituto di Antichità e Cristianesimo (Institute for Antiquity and Christianity) della Scuola teologica di Claremont (Claremont School of Theology) e sono state pubblicate da Loren R. Fisher nel 1971.

Ancora altri archivi furono riportati alla luce nel 1973 nel corso di scavi di emergenza (120 tavolette) e nel 1994 (300 tavolette rinvenute in un vasto edificio che fu utilizzato negli ultimi anni della vita della città).

La maggior parte di queste tavolette sono scritte in quattro lingue: sumericoaccadico (il linguaggio della diplomazia nel Vicino Oriente antico), hurrita e infine ugaritico (lingua, quest’ultima, del tutto sconosciuta fino al momento della scoperta degli archivi). Sono state rinvenute tavolette scritte nel locale alfabeto ugaritico, in scrittura geroglifica egizia e anatolica e in scrittura cuneiforme cipriota-minoicasumericaaccadica e hurrita.

Cultura

Società

Un ruolo importante era svolto, nella società ugaritica, dalla famiglia, dalla classe dirigente e dai grandi proprietari latifondisti. Importante anche la gerarchia militare (i maryannu) e quelle filo egiziane e filo-hittitiche.

Lingua e alfabeto ugaritico

Lingua semitica conosciuta solo attraverso la scrittura; utilizzava un alfabeto sillabico mutuato dal cuneiforme. I fenici adottarono e utilizzarono tale innovazione ugaritica, diffondendolo tramite i loro commerci ed elaborandolo con l’aggiunta di vocali fino a quello che viene considerato il primo alfabeto fonetico.

I testi rinvenuti nelle tavolette degli archivi ugaritici comprendono oltre a lettere, documenti legali, come trasferimenti di proprietà di terreni, alcuni trattati internazionali e diverse liste amministrative, anche poemi narrativi di carattere mitologico: sono stati identificati frammenti di diverse opere poetiche, tra cui la “Leggenda di Keret“, la “Leggenda di Dan-el“, il “Mito di Baal-Aliyan“, e la “Morte di Baal” (Ciclo di Baal). I poemi ugaritici hanno diverse caratteristiche che si troveranno più tardi nei poemi ebraici, come il gusto per il parallelismo, i metri e i ritmi, e alcuni riferimenti a eventi storici e persino concetti mitologici che vi compaiono, si trovano successivamente anche nell’Antico Testamento.

Religione

La religione era politeista e includeva divinità, riprese anche dagli Ebrei, come Ilu (o El)[1]Yaw[1], suo figlio, Ašerat,[1] moglie di Ilu, e Ba’lu.[1]

Alcuni passi biblici sembra si rifacciano alla tradizione ugaritica.[1]

Re di Ugarit

Secondo le tavolette di argilla degli archivi, gli ultimi re di Ugarit furono:

Galleria d’immagini

Sala della Giara
Tomba
Palazzo Reale
Acquedotto
Testa di una principessa (in avorio)
Contenitore per bagno (in zanna di ippopotamo)

Bibliografia

  • AA. VV., Reading the Past, articolo « The Early Alphabet » di John Healey, British Museum Press, 1990.
  • Massimo Baldacci, La scoperta di Ugarit. La città-stato ai primordi della Bibbia, Casale Monferrato, PIEMME 1996.
  • Sabatino Moscati (a cura di), L’alba della civiltà, (3 voll.) Torino,UTET 1976.
  • Sabatino Moscati, Antichi imperi d’Oriente, Roma, Newton Compton 1978.


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