I Videopoemi si basano su testi della mie raccolte poetiche “Il Palafreniere stregato (Poesia 1979-89)”, “Ritmi urbani (Poesie 1990-2010)”, “Un secondo orizzonte”. Musiche e immagini originali.
Videoproduzione: Studio Polimaterico Blu
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L’incanto delle voci di donna
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Il malumore del mare
Il malumore del mare
Lo riconosci il malumore del mare
quando cambia la frequenza
delle sue onde sugli scogli e a riva,
ma in modo particolare;
non sempre questo può voler dire
che è in procinto di agitarsi.
Qualche volta è solo un tributo che paga
a onde sorelle che si sono mosse lontano.
E lui le accontenta, ma ammicca
in direzione uguale e contraria.
Ma stasera il mare è di malumore.
Lo sento. Comunica. Avanza.
Sbatte con violenza.
Come il vento che lo percorre.
Quando il mare è di malumore,
meglio lasciarlo stare, come dicono
vecchi pescatori che non misurano
il vento in nodi, ma in sbavature
di sensazioni. Lascialo stare il mare.
E guarda il cielo, in una certa direzione.
Sembra somigliare a una mia sensazione.
Quando la sento pulsare,
meglio lasciarmi solo, come il mare.
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Tra il non ancora e un mai più
Tra il non ancora e il mai più
Non capita di frequente di spendere
Un intero giorno
Completamente senza ritmo;
Galleggiano gli accenti
Urtandosi a caso in posti sbagliati.
Non senti il tempo
E non ti manca:
Se ti manca qualcosa non è il tempo.
Ti senti indifferente
Nel flusso silenzioso.
Pause divorano i momenti forti
Nel brulichio d’istanti
Di cui si percepisce appena
Il senso che affiora.
Il tempo
Si autoinghiotte.
Uno strascichio di momenti
Sincopati, sillabati è soltanto
Quello che affiora
Ma non senza un sereno oblio di come
Di perché.
Volteggiano come pedine
Nella stessa casella
Questi momenti
Si pentono di essere nati
Nella mistica di urti trasognati
Tra il non ancora e un mai più.
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Notte su notte
Notte su notte
Oggi la notte è entrata
Nel giorno in profondità
Protraendo l’alba fino
Al primo pomeriggio
E lasciandosi dietro
Una bava di sogni.
Il giorno ha ceduto
all’oltranza inferta
Con un’indifferenza
Rassegnata ma ostile.
Capita che un giorno
abbia poco da dire.
Notte a notte che entra
Si ricongiunge stasera.
Attenua ogni respiro
Annullando ogni urgenza.
English Translation:
Night on night
Today the night entered
on the day in depth,
prolonging the dawn
until early afternoon,
leaving behind
a breath of dreams.
The day has given
outrage of the night,
not without indifference,
but resigned and hostile.
Today the day
had nothing to say.
And night is rejoining
night
to divert every breath,
any urgency.
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Il paese delle ombre
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Canzoniere laterale
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Haiku
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Lo spazio inverso
Sussurri disordinatamente
Infittiscono di vuote presenze
Il paesaggio della mente.
E’ il canto delle ombre.
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Sulla spiaggia di El Kantaoui
On El Kantaoui Beach
(musica tratta “Continuo, Rhythmelos e Variazioni, per pianoforte)https://www.youtube.com/embed/pJd_54_1N-k?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it-IT&autohide=2&wmode=transparent
“Sulla spiaggia di El Kantaoui” (testo)
Sulla spiaggia di El Kantaoui
al tramonto il vento
trasporta la malinconia
come un’onda felice.
C’è una sirena in mare,
che attraversa le onde
leggera e flessuosa
nella più assoluta solitudine della sera.
Cerco in lontananza,
ma non si vede,
il paese che non
vorrei vedere.
Mentre una radio trasmette
una lenta litania araba,
una coppia attraversa la spiaggia,
lieve e sensuosa come un passo di danza.
Le luci cominciano a punteggiare
il tramonto e si spegne in un ravvicinato esotismo
il cullante furore di altre onde,
che si insinuano in un’inquietudine austera.
Sono pieghe che si intrecciano
in un labirinto tracciato a caratteri
esoterici nell’oscurità dell’inconscio,
come quelle di un velo.
On El Kantaoui Beach
On El Kantaoui beach / At sunset the wind / Carries the melancholy / As an happy wave. / There is a siren at sea / Through the waves / Light and lithe in the absolute / Solitude of the evening. / I am looking into the distance, / But not seen, / The country that does not / I would like to see. / While a radio transmits / A slow Arabic litany / A pair crosses the beach / Light and sensuous as a dance step. / The lights begin to dot / Sunset and goes off in a lulling exoticism / The fury of other waves / That sneak into an austere anxiety. / They are folds that weave / In a labyrinthine path wrote in esoteric letters / In the darkness of the unconscious /Like those of a veil.
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Alle porte di Gerusalemme
At The Gates Of Jerusalem
(musica originale per suoni sintetici)https://www.youtube.com/embed/vZ7ZIvspTqA?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it-IT&autohide=2&wmode=transparent
“Alle porte di Gerusalemme” (testo)
Da lontano è come un’immagine
di sogno la terra promessa.
Al check-point un soldato
mi indica la strada in salita
per Gerusalemme città dorata
con un gesto e un assenso
che è insieme preghiera e resa
indicazione e gesto di intesa.
Gerusalemme terrena.
Gerusalemme celeste.
Un territorio armato.
Mi lascio alle spalle
stazioni di rifornimento
con mercatini di filo spinato
formicolanti e pullulanti
di gente che viene da Berlino,
Budapest, Varsavia, Odessa.
Il deserto è uno spettro di sale
con Masada, Qumran, i rotoli
del Mar Morto, la Giordania lontana.
Il deserto è solitudine terrena
col miraggio della città celeste.
Il deserto.
Che parla una lingua
antica come il mondo.
La radio in macchina emette
suoni che potrebbero annunciare
da un momento all’altro una guerra.
La gente viaggia con scorte e viveri,
disposta a vivere o a morire,
pronta a tutto.
Anche andare fino in fondo.
Da una parte e dall’altra,
ebrei e arabi
hanno messo nel conto di indossare
la veste di un eventuale lutto.
Il traffico ora li porta in un’unica veste
di pellegrinaggio, ma un gesto solo,
un solo richiamo potrebbe schierarli
da una parte o dall’altra come due eserciti.
Sono tutti pronti, nell’imminenza.
Da una parte e dall’altra della città celeste.
At The Gates Of Jerusalem
From a distance it’s like a picture / Of dream the promised land. // A soldier at the checkpoint / Indicates me the uphill road // For Jerusalem Golden City / With a gesture and a consent. //That is both prayer and surrender / Indication and gesture of understanding. // Earthly Jerusalem. /Heavenly Jerusalem. // An armed territory. // I am leaving behind
Stations / With markets of barbed wire / Swarming and teeming // Of people coming from Berlin, Budapest, Warsaw, Odessa. // The desert is a spectrum of salt / With Masada, Qumran, // The Dead Sea rolls, Jordan away. / The desert is earthly wilderness. // With the mirage of the heavenly city. / The desert. Who speaks a language. // Old as the hills. / The radio in the car emits // Sounds that could announce / A war at any moment. // People travel with supplies and food, / Willing to live or die, // Ready for anything. Even go all the way. / From both sides Jews and Arabs // Put in the account of wearing / The clothes of an eventual mourning. // Traffic hours brings them into a single garment / Of pilgrimage, but only a gesture, // A single call could deploy Jews and Arabs / On one side or the other as two armies. // They are all ready, ready for imminence /On both sides of the heavenly city.
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Il mio sogno mediterraneo
My Mediterranean Dream
(Musica tratta da “Hot trio”, per clarinetto basso, violino, percussioni ed elettronica)
“Il mio sogno mediterraneo” (Testo)
Da Marrakesh a Carthage,
al deserto del Sinai,
a Tel Aviv che non dorme mai,
alla splendida Istanbul,
il mio sogno mediterraneo…
… e poi Corinto ventosa
e il maestoso silenzio
per incontrare l’altro me stesso
e la lentezza di un gesto
che ha dischiuso per un attimo
il mondo che non osavo cercare…
e da Corinto a Epidauro
col vento della moto
che mi asciuga il sudore
di un’infuocata estate
mediterranea…
ma a Epidauro serena
il regno di Asclepio
è come la pace e l’incanto
di un’eco infinita…
Ogni notte
passata in viaggio
un sogno
nel sogno
di tutti i sogni.
My Mediterranean Dream
From Marrakesh to Carthage / To the desert of Sinai / In Tel Aviv that never sleeps / To the magnificent Istanbul / My Mediterranean dream… // … and then Corinth / And the majestic silence / To meet each other myself / And the slowness of a gesture / That has opened for a moment // The world that I did not dare look … / And from Corinth to Epidaurus / With the wind of the motorbike / Drying the sweat / Of a scorching // Mediterranean summer… / But in serene Epidaurus / The kingdom of Asclepius / Is like the peace and charm / Of an endless echo … // Every night / In journey / A dream / In the dream / Of all dreams.
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Mille onde – Thousand Waves – Un millier de vagues
(musica tratta da “Continuo, Rhythmelos e variazioni” per pianoforte)https://www.youtube.com/embed/1jmVDHWzA58?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it-IT&autohide=2&wmode=transparent
“Mille onde” (testo)
Le mie radici sono nel mare,
trasportate
dalla corrente.
E’ l’onda che mi muove
come un tappo di sughero
nel vortice dei flussi.
E’ l’onda che mi spinge
lontano dal presente,
verso un altro tempo.
E’ l’onda del tempo
che mi fa accarezzare
le brezze di un altro mare.
E’ l’onda che mi sussurra
di tornare tra la gente,
lontano dal sepolcro
delle false apparenze.
E’ l’onda che mi sussurra,
come in un’eco di sirene,
la necessità di andare,
anche se la mèta
conta meno del viaggio.
L’onda canta
con dolcissime parole
la strada del pellegrinaggio.
L’onda indica
forse il luogo
del ricongiungimento.
Forse è solo una chimera, il richiamo
di un’altra èra, ma è l’onda
che mi spinge verso il naufragio.
Thousand Waves
My roots are in the sea / Lulled and transported / By the current of the waves. // It is the wave that moves me / Like a cork / In the vortex flow. // It is the wave that pushes me / Away from this / To another time. // It is the wave of the time / That makes me cherish / Another sea breezes. // It is the wave that whispers to me / To go among the people, / Away from the tomb // Of false appearances. / It is the wave that whispers to me / As in an echo of sirens // The need to go / Even if the goal is less / Important than the journey. // The wave sings / With sweet words / The path of pilgrimage. // The wave shows / Perhaps the place / For reunification. // Maybe it’s just an illusion, the call / Of another era, but it is the wave / That leads me to the shipwreck.
“Un millier de vagues”
Mes racines sont dans la mer, / emportés / par le courant. / C’est la vague qui me touche / comme un bouchon / dans le vortex. / C’est la vague qui me pousse / loin de cela, / à un autre temps. / C’est la vague du temps / qui me fait chérir / autres brises marines. / C’est l’onde qui murmure / le retour parmi le peuple, / loin de la tombe / de fausses apparences. / C’est la vague qui me parle tout bas, / comme dans un écho des sirènes, / la nécessité d’aller / même si le but / a moins du voyage. / La vague chante / avec des mots doux / le chemin de pèlerinage. / La vague montre / peut-être le lieu / de la réunification. / Peut-être que ce n’est qu’une chimère, l’appel / d’une autre époque, mais c’est la vague /qui me pousse vers l’épave.
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Schegge di poesia veloce
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Categories: B30- [MOSTRE OPEN ARTLAB]
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