Letterature
Storicamente la corte iranica di Bukhara fu il primo grande centro di diffusione della letteratura persiana sin dal X secolo. Il territorio dell’attuale Uzbekistan cominciò a venire gradualmente turchizzato a partire dall’epoca qarakhanide (X-XII secolo), e l’elemento iranico vi divenne demograficamente minoritario dall’epoca mongola. Tra le prime grandi figure è quella del mistico sufi e poeta Ahmad Yasawi (morto nel 1166), cui è attribuito un canzoniere di quartine mistico-moraleggianti e che è pure all’origine della omonima confraternita mistica dei “Yasawi”. Altra notevole figura è quella del lirico Khwarizmi (XIV secolo) autore di un notevole poema: il Libro dell’amore (mohabbat-name). Ma la cultura letteraria fu sempre monopolizzata dal persiano almeno fino al periodo timuride, ossia l’epoca inaugurata dall’emergere di Tamerlano a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento. Nel XV secolo si afferma con il grande poeta e poligrafo bilingue (persiano e turco) Ali Sher Nava’i (morto nel 1501 a Herat) la prima orgogliosa rivendicazione della piena dignità letteraria del turco dell’Asia Centrale (turco chagatay): a questo scrittore, autore di poemi e canzonieri, è dovuto infatti un celebre trattatello che mette a confronto pregi e difetti delle due lingue. A Babur (morto nel 1530), sovrano salito al trono nel 1494 e pronipote di Tamerlano, si deve un famoso diario, il Babur-name, in cui le impressioni e esperienze personali si alternano alla narrazione delle imprese di conquista, soprattutto quelle relative alla campagna d’India che getterà le basi dell’Impero Moghul. Dopo di allora il bilinguismo tra gli scrittori turchi dell’Asia Centrale rimane comunque diffuso. A partire dall’Ottocento avviene una progressiva familiarizzazione con la cultura europea, mediata dalla Russia zarista che assoggetta progressivamente il territorio uzbeko alla propria sovranità. In epoca sovietica, quando avverrà il passaggio dall’alfabeto arabo all’alfabeto cirillico, si andrà progressivamente affermando la supremazia di una letteratura in turco uzbeko; ma la consistente minoranza persofona tagica continuerà a mantenere accesa la fiaccola della tradizione letteraria persiana. A livello estetico e tematico, la letteratura uzbeka di epoca sovietica si andrà ampiamente sintonizzando con i dettami del “realismo socialista” e delle “forme nazionali” dell’arte; molti scrittori comporranno anche in russo. Con la recentemente riacquistata indipendenza, dopo la caduta dell’URSS, si sono messe in moto altre complesse dinamiche di distanziamento dalla cultura russa e di contemporaneo rinsaldamento del legame con la tradizione islamica da un lato, e con il patrimonio folklorico-culturale panturco dall’altro. Uno dei primi cambiamenti fu la reintroduzione nel 1991 dell’alfabeto latino, vietato da Stalin nel 1940. Il passaggio all’indipendenza non ha invece significato maggior libertà di espressione artistica come prova emblematicamente il caso dello scrittore Hamid Ismailov autore del romanzo satirico The Railway (2006), messo al bando dalle autorità.
Arte
L’arte preislamica del territorio uzbeko va inquadrata nella storia dell’arte delle grandi formazioni storico-culturali succedutesi nell’area: achemenide, greco-battriana, partica, sasanide. L’arte uzbeka contemporanea si inserisce nella grande tradizione dell’arte islamica cui, dal XIX secolo, si sono via via aggiunti gli influssi di correnti occidentali soprattutto attraverso la mediazione della cultura russa zarista e, più tardi, sovietica (realismo socialista, “forme nazionali” di arte ecc.).

Le tre madrase nella piazza del Registan a Samarcanda
Categories: W05- Arte dell'Asia centrale
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